Gaia e Marzia, per sempre insieme. Un racconto di Nina Lambarelli
Una ha i capelli neri e l’altra ha i capelli rossi. Una è muscolosa, l’altra slanciata. Una è estate, l’altra inverno. Una si chiama Gaia, l’altra Marzia.
Due ragazze si incontrano.
Una ha i capelli neri e l’altra ha i capelli rossi. Una è muscolosa, l’altra slanciata. Una è estate, l’altra inverno. Una si chiama Gaia, l’altra Marzia.
Gaia e Marzia si girano intorno come satelliti l’una dell’altra. Si desiderano, ma non sanno come dirselo. Sanno solo che se l’altra è vicina, sono felici. Succede quindi che si conoscono e poco dopo vanno ad una festa insieme. Dopo troppo rum e cola e un po’ di erba, vomitano insieme sul prato e si giurano amore eterno con una frase.
Promettiamoci che saremo la nostra prima esperienza lesbica.
Detta così, per gioco. Nessuna delle due si ritiene lesbica, ma la trovano una possibilità interessante da provare. Gaia e Marzia passano i pomeriggi insieme, e anche le notti. A pranzo si fanno sempre un panino con philadelphia, tonno, cipolline, olive, funghi sott’olio e mais. Un sacco di mais.
La sera escono, non si sa dove vanno. Vanno in centro, in piazza, al locale, chiacchierano. Gaia conosce le persone e le presenta a Marzia, che dal suo canto è lì solo per Gaia, che è lì solo per Marzia. La sera, tornano a casa di una delle due, si mettono nel letto con le punte dei nasi a distanza di un centimetro e si addormentano tranquille, guardandosi negli occhi.
Promettiamoci che saremo sempre noi due, e poi il resto del mondo
Intanto, comunque, la vita va avanti. Gaia trova un ragazzo a cui vuole bene e le insegna cos’è l’amore, propriamente detto, in una relazione. Le insegna cosa c’è oltre il naso, sotto le coperte. Marzia ne è felice e dopo sei mesi trova un ragazzo anche lei.
Colui che forse, da quanto si sa, lei ama talmente tanto da non smettere mai negli anni a venire. L’amore di Gaia è tranquillo, balla sulle nuvole, sta bene con tutto. L’amore di Marzia è carnale, viene da dentro le viscere, le toglie il respiro solo al pensiero.
Intanto, Marzia e Gaia stanno insieme.
Non smettono di mangiare panini col tonno, né di studiare insieme, né di dormire con i nasi che quasi si toccano. Entrambe pensano spesso che dovrebbero avvicinarsi, varcare quel limite. Sembra, però, tanto strano. Non ne hanno parlato e non lo sanno.
Non sanno che vuol dire toccarsi i nasi di notte al buio con una ragazza che sa di casa, che sembra sorella, amica, compagna, non lo sanno. A volte però hanno l’impressione di essersi già toccate ovunque, di conoscere a memoria tutte le parti dei loro corpi, eppure non sanno che effetto fa sulle mani. Fa molta paura, pensarlo, ma ancora di più fa paura pensare come potrebbe reagire l’altra.
E se succede? Finiti i panini al tonno, finiti i pomeriggi, gli sguardi, le estati insieme, i gruppi di amici. Davvero Gaia sarebbe capace di vivere lontana da Marzia? Davvero per Marzia esiste un futuro senza Gaia? Entrambe se lo chiedono e rispondono di no, perciò quel benedetto naso non se lo toccano.
Promettiamoci che la nostra amicizia non sarà mai scalfita da niente.
Scrivono sui loro diari: Gaia e Marzia, per sempre insieme.
Gaia rompe con il suo fidanzato perché si trova a pensare tanto a un’altra persona, ma non dice mai chi. Sa solo che rivede in testa dei fianchi a clessidra e una macchinina che scende per quelle curve ed entra nei pantaloni, poi il vuoto.
Il motivo ufficiale della rottura è che lui l’ha tradita. Marzia, dopo sei mesi e tanti andirivieni col ragazzo che non scorderà mai, decide di rompere.
Decide di rompere perché lui comincia ad essere insopportabile, con una gelosia che va oltre i confini, oltre gli uomini, fino a Gaia. Insinua che Marzia la desidera e lei nega fino alla fine. Le due, quella sera, dormono insieme e non si fanno domande.
Non dicono mai che non è vero.
Dicono piuttosto che gli uomini sono pazzi e che tanto vale starsene da sole, insieme.
Marzia conserva una tristezza profonda per quell’amore.
Gaia pensa ad andare avanti e dopo qualche mese trova un altro ragazzo. Si vuole cancellare dalla testa quell’autostrada di pelle pulsante che le blocca il respiro. Stavolta lei è l’amante. Marzia non commenta, piuttosto ci ride su.
Prima cornuta e poi mazziata, dice, ma a Gaia non interessa, è solo per passare il tempo.
Dopo sei mesi, Marzia trova un uomo, anche lì per divertirsi, pensa ancora all’ex, sebbene questo sia un bravo ragazzo. Non sono storie d’amore, sono storie di sesso, per imparare a farlo senza impegno.
A Gaia il sesso piace tanto, a Marzia no, lei guarda tanto gli occhi, è più romantica, e trova che gli occhi più belli siano quelli che vede la sera a qualche millimetro dal suo naso. Una rompe col ragazzo, l’altra pure, dopo un po’.
Sono passati quattro anni da quella festa.
Gaia non sopporta più di avere quell’immagine in testa, tanto che decide di guardare un porno lesbico. Non lo sa però che si tratta di quello. Scrive “porno di donne”, “porno due donne”, “porno tra donne”, su Google.
Trova una serie di termini in inglese come “scissoring”, “fingering”, e uno in latino addirittura, “cunnilingus”.
Le sale un brivido nel petto e decide di chiudere il sito. Non vuole quelle cose, vuole solo toccare quei fianchi che ha in testa. Non lo racconta a Marzia. Lei, dal suo canto, non guarda porno, sarebbe troppo imbarazzata a saperlo. Lei sa solo che quando vede Gaia si sente a casa e che non riesce a dormire senza di lei per più di una settimana.
Solo una volta è rimasta senza parole. Stavano andando a un compleanno e Gaia si era messa un vestito blu elettrico, lo stesso colore dei suoi occhi, e quando le ha chiesto come stava, Marzia non ha avuto parole per descrivere quanto fosse appagante quella vista.
Quanto era bella lei, l’amica più bella del mondo.
Gaia un giorno decide di dirlo ad alta voce. Sono bisessuale, ecco qua. Nessun problema, non cambia nulla. Forse non era esattamente l’informazione che aveva bisogno di tirar fuori, ma si sente meglio in ogni caso.
Marzia è contenta e rinnova il pensiero che anche lei, prima o poi, chissà.
Non si sono scordate quella promessa, ma forse non ha più valore. Non si sa bene perché, le due si iniziano ad abbracciare più spesso. Si abbracciano, si stampano i bacini sulla guancia, si tengono per mano, si poggiano l’una sull’altra. Intanto passa il tempo e iniziano ad uscire sempre con un gruppo di amici, anche al pomeriggio.
In quel periodo, Marzia trova un ragazzo. Gaia no, non si trova un uomo né una donna sul momento, piuttosto si abbuffa di canne. Un giorno però non ce la fa più. Non regge più. Ha capito cos’è lo scissoring, cos’è il fingering, il cunnilingus, e ha capito che sono cose che vorrebbe proprio fare con Marzia, ma non solo.
Vuole passare i pomeriggi con lei come facevano prima. Vuole dedicarle le canzoni di De André, di Calcutta, di Bon Jovi. Vuole scriverle poesie, regalarle fiori. Insomma prova per lei una cosa nuova che non aveva provato neanche col suo primo fidanzato e non ce la fa più a nasconderlo mentre la vede che bacia un altro.
Perciò glielo dice, con le lacrime agli occhi.
Dopo un tempo che sembra durare quattro anni, Marzia risponde.
Risponde che la voleva anche lei, da quella prima festa, da quel primo momento. La voleva, l’aveva sempre voluta e non aveva mai capito come esprimerlo, ma ora che Gaia glielo stava spiegando aveva tutto senso ed erano state stupide a pensare all’amicizia e alle paure, ai nasi tenuti ad una distanza che sembrava di chilometri e chilometri.
Aveva tutto senso, ma lei ora era innamorata di un altro e non poteva ignorarlo.
Stava con lui, ormai.
Promettiamoci che questo non cambierà niente tra di noi
Gaia accetta. Va bene finché può ballare abbracciata a lei, finché può sentire il suo odore ogni giorno, va bene. Va bene che si vedano di meno perché Marzia è fidanzata e ha da fare. Va bene che passa il tempo, un anno o due, che succedono tante cose, che cambiano case. Va bene che tutto scorre, che non ci fermiamo mai, che siamo piene di vita. Va bene che l’una parte e l’altra resta, l’una cambia colore di capelli e l’altra li rifà sempre uguali, l’una comincia a vedere più gente, l’altra di meno. Non importa chi delle due.
Passano tanti anni, forse cinque o dieci.
Un giorno si rincontrano e non sono più le stesse. Hanno facce diverse dalle loro promesse. Provano però quella piccola scintilla che le ha unite tanto tempo prima.
Ancora brilla, un po’.
Dopo qualche chiacchiera formale sulla vita di adesso, Gaia dice che prova per Marzia un amore nostalgico che non se ne andrà mai. L’altra dice che prova lo stesso. Si trovano quindi a pensare che se lo avessero detto fin dall’inizio, del loro amore, sarebbero state insieme, proprio fidanzate, per almeno cinque anni, anime gemelle.
A quel punto, Marzia chiede a Gaia se può baciarla.
Sono passati nove o dieci anni da quella festa. Le due ragazze, ormai donne, si toccano il naso, sporco di tutte le promesse rotte che avevano stretto. Si sa, dopo tutto, che le promesse non servono mai a nulla.
Forse a sperare che qualcosa rimanga oltre la realtà, oltre il tempo.
Le cose non dette, però, sono rimaste. Gaia e Marzia non sono state né il loro primo amore, né la prima esperienza lesbica, né l’amicizia più duratura, ma sicuramente si sono toccate tanto da rimanersi per sempre addosso, per sempre dentro.
Quando, in futuro, incontreranno qualcunx, avranno in testa sempre quei fianchi, quegli occhi, che tanto sono esistiti nelle loro menti.
Ormai però sono passati nove o dieci anni.
Le due si toccano oltre i nasi, con le lingue e le labbra, e non sentono niente, fuorché ricordi. Sentono come se lo avessero già fatto, in un’altra vita, tanti anni prima, come se davvero fossero state insieme per nove o dieci anni.
Ormai però, sono cambiate.
Il tocco dei nasi è solo una firma sotto il contratto di cessione. Grazie di avermi regalato questi anni, si dicono.
Grazie di aver stretto con me promesse alle quali volevo credere.
Le due si abbracciano con le lacrime agli occhi, poi si voltano e imboccano strade parallele. Gaia e Marzia, per sempre insieme.
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